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Corsica


April 22 — 30, 2000
by Mita Bolzoni

Avvicinarsi a quest'isola dalla nave e vedere le cime innevate che spuntano dal mare suscita subito un senso di eccitazione e curiosità: chissà quali sorprese avrà in serbo per noi questa volta la grande montagna adagiata sul mare.

Neanche a farlo apposta, anche il tratto di mare che congiunge la Liguria con la Corsica è già speciale, con le sue correnti che attirano soprattutto in primavera un’alta concentrazione di mammiferi marini del Mediterraneo: ed eccoli, infatti, prima un gruppo di Stenelle danzanti sull'acqua e poi, più lontano, nelle vicinanze di Capo Corso, il soffio e il corpo enorme della Balenottera che scivola nell'acqua come una gigantesca mezzaluna.

Insomma, bastano tre ore di navigazione e già non stai più nella pelle: vuoi scendere e abbracciare la Corsica, respirarla e toccarla... e il Pulcinella di mare che, piccolo piccolo, osserva il traghetto sfrecciare veloce accanto è davvero una promessa.


22-23 aprile Gli abitanti di Biguglia

Quando passi qui, d'estate, ti sembra quasi brutto, questo pezzo di Corsica fatto di centri commerciali snodati sulla strada statale e di lunghe spiagge affollate di bagnanti.

Invece anche il tratto di mare più banale, quaggiù, fuori stagione si trasforma in un microcosmo, fatto di grandi e piccoli scenari naturali: dal colore brillante dell'acqua marina, ai profumi intensi, ai fiori che spuntano sulla sabbia, l'alloctono artiglio della strega, il delicato giglio marino e il re della macchia, il cisto, presente in Corsica nelle sottospecie cretico, a foglie di salvia e marina, per arrivare infine ai tappeti di posidonia che fanno storcere il naso ai turisti, ma che pure testimoniano la vitalità di questo litorale.

Ma se avete il mal da binocolo, al mare darete soltanto una fugace occhiata, perché dietro alle spalle si estende un regno affascinante, che aspetta solo di essere scoperto: lo stagno di Biguglia, quasi 1500 ettari di acque salmastre facenti parte di una riserva naturale creata nel 1994.

Dolce a sud e salata a nord, l'acqua di questo stagno ospita 220 specie di uccelli: non si ambisce certo a scovarle tutte, ma il Gabbiano corso non lo vogliamo perdere.

Non abbiamo da temere: nonostante la rarità e le abitudini pelagiche, le coppie di Gabbiano corso in primavera frequentano numerose le coste corse, e anche a Biguglia è facile scorgerle, posate sui pali, accanto al Gabbiano reale, offrendosi a un confronto ravvicinato che mette in luce tutte le caratteristiche di grazia ed eleganza che il nostro dimostra rispetto al cugino reale.

La penisola di San Damiano, che taglia in due lo stagno, è un'oasi felice dove Aironi rossi, Garzette, Aironi cinerini, Poiane convivono con passeriformi e limicoli: il Lodolaio sfreccia in lontananza e vicino invece plana tranquillo un Nibbio bruno, più raro qui rispetto al Nibbio reale, presenza costante in tutta l'isola.

La sera, sulla striscia di terra posta di fronte all'osservatorio banchettano due Beccacce di mare: allegre macchie bianche e nere tra le Garzette in caccia.

Unica amarezza, pensare che la sponda non protetta è aperta alla caccia, non si riesce a capire come si possa tutelare uno stagno se dall'altra parte sparano.

Da che punto guardi il mondo tutto dipende...


24 aprile Le porte del deserto: Ostriconi e Agriates

L’Ostriconi é il fiume che a ovest custodisce l’ingresso sul deserto delle Agriates: non inganni questo nome, nulla è più vivo di questo piccolo paradiso di macchia a cisti, che stordisce con i suoi intensi odori e mescola in una tavolozza naturale mille colori, dal blu della lavanda selvatica al bianco delicato dell’erica arborea.

Se avete la fortuna, come adesso, di percorrerlo quando è indenne da qualche tempo dagli incendi, questo angolo di Corsica vi meraviglierà e resterà a lungo nella memoria.

Un popolo di pennuti di varie taglie lo anima: Magnanina, Occhiocotto, Cardellini, Zigoli neri, Fanelli, Rondoni, Rondini, e più su, in volo nuziale, una coppia di Sparvieri vi sorveglia, appena disturbata dal passaggio di un Nibbio reale.

E se avete fortuna, nella baia di Vana, potrete osservare nel piccolo fiumiciattolo che sfocia a mare, un timido esemplare di Emys orbicularis.

L’Ostriconi invece è un mondo a parte: spiaggia selvaggia dove un Delfino arenato viene conteso da gabbiani e cornacchie, fiume tortuoso dove piccoli limicoli, probabilmente Gambecchi fuggono veloci a un passo da voi. Il mare e il fiume si incontrano, si fondono in un ambiente dunale ancora intatto, che ospita colonie di ginepro coccolone e ammofila: attenti a non pungervi...


24/27 aprile La foresta incantata: Tartagine

Il fiume Tartagine scorre, ormai in pianura, placido e verdino, in un ambiente di pascoli percorso dalle mucche corse, che, lo saprete, sono parte integrante della fauna selvatica dell’isola e ve le ritroverete tra le ruote dell’auto un po’ ovunque.

Basta fermarsi a un ponte qualsiasi per entrare nel mondo delle fate e degli gnomi: splendidi mazzi di gigli illirici sparsi sul prato, rosmarini dall’odore penetrante e Picchi rossi maggiori che accompagnano allegri il vostro cammino: in Corsica il Picchio rosso maggiore è l’unico picchio presente e la sua confidenza rende per contrasto gli elusivi picchi del Nord Italia quasi dei marziani.

Ma proprio qui, complice forse la primavera migratoria, la sorpresa più bella arriva dal fiume: dietro la curva compare un gigante : le ali ad angolo che da lontano facevano pensare a un grosso gabbiano svelano poi lui, il re dei nidi arrampicati sulle costiere rocciose: il Falco pescatore.

La Tartagine scava il suo solco anche in una foresta incantata e selvaggia, a quota 1500 circa, dove il pino laricio e il pino marittimo creano un ambiente solenne .

Qui vive il Picchio muratore corso, unico endemismo europeo, che non abbiamo avuto il piacere di incontrare, ma qui vive anche il rapace più raro d’Europa, il Gipeto e questo, sì, si è fatto vivo: partito dall’alto di una rupe, ha sorvolato noi, fermi lì con il naso per aria, stupefatti dalla sua mole e dalla sua eleganza, tenendoci poi d’occhio per tutto il tempo di un panino mangiato appena al disotto del limite delle nevi.


26 Aprile Il principe dei fiumi: il Fangu

Fiume arcinoto, il Fangu, per le sue vasche cristalline, anche se tutti i suoi fratelli meno famosi non hanno proprio nulla da invidiargli.

E anche qui partiamo dalla sua foce, sulla spiaggia di Riciniccia, percorsa da poiane, picchi, garzette: vorremmo scoprire dove si nasconde il discoglosso sardo, ma alla fine ci dobbiamo accontentare di un corriere che ci osserva nervoso dall’altra parte del fiume, di cormorani sul mare e dell’acqua, grande protagonista con la limpidezza delle sue pozze, scavate nel granito rosa: che voglia di tuffarsi, anche se la stagione non lo permette.


28 Aprile La grazie e il fascino del Barrage di Codole

La Balagne, terra di vigneti e pascoli, nasconde un piccolo tesoro: il lago di Codole e il suo paesaggio che si inerpica sempre più tra le rocce delle montagne circostanti.

Qui vive il Nibbio reale in numerose coppie, ma non é il solo ad approfittare delle opportunità di nutrimento offerte dallo specchio d’acqua: numerosi limicoli, tra cui Piro piro piccolo, Piro piro culbianco, Pantana, Gambecchio, e poi Rondini e Rondoni, gabbiani, un solitario Mignattino piombato in caccia e un bellissimo maschio di Stiaccino dal piumaggio perfetto.

Anche con le nuvole di un temporale imminente, questo luogo ha un fascino delicato , dove gli animali sono presenze discrete e che chiedono un po’ di silenzio e pazienza al viaggiatore per essere viste.


29 Aprile La valle solitaria: l’Asco

E’ quasi tempo di tornare a casa, ed è con un pizzico di malinconia che saliamo su per la tortuosa stradina che conduce all’interno della Valle dell’Asco: uno spicchio di sole mette sotto una luce meravigliosa le rocce e i prati che si buttano giù in verticale verso il fiume che scorre impaziente verso valle.

Valle selvaggia, che la primavera corsa rende ancora più solitaria: è con un senso di sacralità che ci addentriamo nella foresta... e subito perdiamo il sentiero, o meglio seguiamo le tracce di improbabili ometti di pietra, i quali, invece che al Colle dell’Ondella, nostra meta iniziale, ci conducono a isolarci in un ambiente via via sempre più spoglio, ma incredibilmente bello.

E quanto è solitario quassù sembrano sottolinearlo due incontri fortunati , che ci hanno fatto sentire quasi intrusi: una magnifica Aquila reale, che sparisce e ricompare tra le nuvole basse, a pochi metri di altezza, dritta sulla nostra verticale, perplessa per il nostro arrivo almeno quanto i tre Mufloni corsi che ci osservano qualche secondo per scomparire timidamente subito dopo.

Ma questa foresta è abitata anche da altri minuscoli folletti, che non mancano di tenere d’occhio i nostri passi e i nostri sforzi per mettere dei segnali che ci ricordino la via del ritorno: Cincia mora, Ballerina gialla, Merlo acquaiolo, Picchio rosso maggiore...

Mi resta il ricordo di un lampo blu posato su una roccia: il Passero solitario?

La Valle dell’Asco cela per me, fra gli altri, anche questo mistero.


30 Aprile Si torna a casa

Il viaggio è finito e, adesso che sono qui, nella confusione della Brianza che non fa altro che lavorare, porto con me il placido battito d’ala del Gipeto e lo sguardo timido del Muflone , come un segno di riconoscimento, la piccola luce in fondo alla via che ogni volta ti fa ritrovare la strada...


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