EBN ITALIA Bird Trips

Delta del Danubio e Dobrugia, Romania
1-6 Dicembre 2001
By Mattia Altieri

INTRODUZIONE

Dopo avere visto ben 8 specie di oche europee più una accidentale (Oca delle nevi) nei precedenti viaggi in Danimarca e Ungheria, con l’amico Karol Tabarelli de Fatis ho deciso di completare la lista con la mitica Oca collorosso, che sverna sulla costa romena della Dobrugia; abbiamo così organizzato un breve viaggio di 6 giorni in Romania. Abbiamo scelto il periodo di inizio dicembre poiché dopo, con il peggiorare delle già terribili condizioni atmosferiche nella zona, le oche si trasferiscono in Bulgaria. Le Oche collorosso, inoltre, sono molto difficili da localizzare, nonostante il grande numero in cui sono presenti nella zona, a volte sopra le 60.000 unità, poiché cambiano sito di alimentazione (i campi di grano invernale) di giorno in giorno spesso senza motivo e si spostano in una zona molto vasta, grande quanto il Piemonte e la Lombardia assieme, senza una logica apparente e tutte insieme. Inoltre, è molto difficile vederle anche nelle lagune dove hanno il dormitorio perché si trovano molto al largo e si spostano verso i siti di alimentazione volando molto alte. Proprio per queste difficoltà gli stessi rumeni le chiamano "piccoli diavoli".

Conseguentemente a questi motivi, oltre che per via della situazione in Romania, un paese che ci siamo resi conto essere davvero povero, abbiamo deciso di affidarci a una guida che ci organizzasse il soggiorno pressoché nella sua interezza.

ITINERARIO

1 Dicembre: viaggio Bolzano/Trento — Verona — Bucarest e trasferimento a Tulcea.

2 Dicembre: visita ai campi attorno al Lacul Sinoie, una laguna a sud del Delta del Danubio, roost delle Oche collorosso.

3 Dicembre: visita al Lacul Razim, l’altra grande laguna a sud del Delta e usuale meta delle Oche collorosso.

4 Dicembre: visita ancora al Lacul Razim e poi al Lacul Techirghiol, lago costiero pochi chilometri dal confine bulgaro, sito di svernamento di anatre tra cui parecchi Gobbi rugginosi,

5 Dicembre: visita con un’imbarcazione al Delta del Danubio, la più grande area di canneto del mondo.

6 Dicembre: trasferimento Tulcea — Bucarest, aereo sino a Verona e treno sino a Trento/Bolzano.

VIAGGIO

Abbiamo acquistato i biglietti aerei da Verona a Bucarest presso un’agenzia viaggi di Bolzano di comprovata fiducia, a un prezzo basso, 585.000 Lire, aumentato però poi in seguito agli incidenti degli ultimi mesi per via delle assicurazioni aeree sino a 640.000 Lire. Oltre a ciò abbiamo anche deciso di utilizzare il treno da Bolzano sino all’aeroporto di Verona, poiché il costo era minore rispetto a un viaggio in auto comprensivo di parcheggio. Si è poi aggiunto a noi anche l’amico Matteo Pegoretti di Trento. Dopo esserci recati in treno all’aeroporto di Verona-Villafranca e avere fatto scalo a Monaco di Baviera, siamo arrivati alle 13.45 dell’1 dicembre all’aeroporto di Bucarest, dove abbiamo trovato ad aspettarci la guida.

GUIDA

La guida si chiama Daniel Petrescu, un ragazzo di 27 anni figlio di uno dei pionieri del birdwatching in Romania. La sua agenzia si chiama Ibis Tours, e purtroppo non propone prezzi adeguati al tenore di vita di quei luoghi, ma da buon business-man si è già adeguato ai prezzi occidentali. Comunque il trattamento, completo di pasti, pernottamenti presso un appartamento privato (quello del suo socio) nella cittadina di Tulcea, benzina, automobile, e un giorno in barca nel cuore del Delta del Danubio, è stato ottimo e gli intoppi che abbiamo avuto, ovvero una gomma bucata e una multa, non hanno inciso sul prezzo pattuito, che era di 55 $ al giorno a testa. Inoltre egli parlava molto bene l’italiano ed era molto simpatico e disponibile ad assecondare le richieste di due maniaci di oche come noi due.

LA ZONA

La zona da noi visitata è la parte più orientale della Romania, la Dobrugia, quella che si affaccia sul Mar Nero e ove è sito anche il Delta del Danubio. In quattro giorni abbiamo visitato tutta la parte costiera, che non è del tutto pianeggiante ma alquanto ondulata con collinette alte una decina di metri, in gran parte coltivata ma anche con lembi di steppa, sin quasi al confine con la Bulgaria, e anche il Delta del Danubio nella parte settentrionale. Si tratta di una zona con grandissimi campi che si estendono anche per centinaia di ettari e servita da poche strade in pessime condizioni. Tutta la rete stradale rumena, infatti, se si eccettuano le vie di comunicazione principali, è peggio di una pista da slalom con voragini spacca-macchina. Vi sono numerosi piccoli villaggi fatti di baracche in lamiera dove gli abitanti vivono di agricoltura e di caccia. Infatti, la caccia dei locali, anche se molto intensa, è più che comprensibile perché viene effettuata al solo scopo di sussistenza, dato che lo stipendio medio di un rumeno nelle zone rurali è di 80 $ al mese (200.000 Lire); ben peggio invece la caccia indiscriminata fatta dai turisti, in gran parte italiani, che vengono appositamente in Romania per sparare alle oche infischiandosene di leggi e regole. Gli italiani, in Romania hanno proprio la fama di essere cacciatori senza scrupoli, tanto che la nostra guida riteneva talmente impossibile che noi tre fossimo dei birdwatchers che ha persino pensato che fossimo inviati da qualche agenzia di cacciatori a cui avremo poi riferito la localizzazione delle oche! Un altro bel servizio fattoci dalla nostra classe venatoria!

Il cibo è invece sempre stato ottimo, molto semplice, su cui spiccava il pasticcio di luccio. La gente nei paesi è molto tranquilla, onesta e disponibile, si consiglia invece di fare molta attenzione e di non dare corda agli sconosciuti nelle grandi città, come Bucarest e Costanta.

CLIMA

Il clima invernale nelle zone da noi visitate è semplicemente tremendo, per via del vento siberiano che arriva sin lì dall’artico russo senza incontrare ostacoli. Personalmente mi ricorderò per sempre gli aghetti di ghiaccio che continuamente pungevano come spilli il volto. Il vento ha però il pregio di portare via nebbie e pioggie, tanto che noi, pur avendo avuto quasi sempre il cielo coperto (tranne nel giorno sul Delta), non abbiamo mai beccato pioggia e la visibilità è sempre stata buona. Si consiglia caldamente di portare con sé gli abiti più caldi e in particolare guanti berretti, sciarpe e se possibile anche un passamontagna per evitare gli aghi di ghiaccio sul volto. I raffreddori sono in agguato!

SPECIE OBIETTIVO

L’obiettivo principale del viaggio erano le Oche collorosso, ma vi era anche la possibilità di avvistare numerosi rapaci svernanti, come l’Aquila di mare, l’Aquila anatraia maggiore, Poiana calzata, Sacro, Smeriglio, Albanella pallida (da noi purtroppo mancata), e anche anatre come Pesciaiola, Gobbo rugginoso, Moretta tabaccata, otre ad altre specie come Marangone minore (al Delta del Danubio specie infestante!), Oca lombardella, Cigno selvatico, Pellicano riccio, e il Gabbiano del Caspio, da noi quasi sicuramente visto ma al cui proposito la guida sembrava alquanto impreparata. Il numero delle specie non è particolarmente elevato, ma come già detto si è trattato di un viaggio con lo scopo di ammirare la mitica Branta ruficollis. E vi anticipo che vista in natura riesce addirittura a essere molto più bella che in disegno o foto.

1 DICEMBRE

Partenza in treno alle 5.15, arrivo all’aeroporto di Verona, partenza aereo alle 8.30 e arrivo a Bucarest con scalo a Monaco alle 13,45. Abbiamo immediatamente trovato ad aspettarci la guida in macchina, una comodissima Alfa Romeo 156 contrastante con le vecchie macchine della maggioranza dei rumeni. In Romania comunque l’automobile è ancora un lusso e tantissima gente nelle campagne possiede unicamente un carretto trainato da un cavallo o un asino. Il viaggio è lungo sino a Tulcea, alle porte del Delta del Danubio, per via della mancanza di strade a doppia corsia e perché bisogna continuamente evitare i carretti. Arriviamo a tarda sera all’appartamento. Un’altra caratteristica della Romania sono le numerose e fatiscenti fabbriche di epoca comunista e i palazzoni grigi, uguali e decadenti che si estendono per chilometri e chilometri nelle grandi città.

2 DICEMBRE

Visitamo le zone agricole attorno al Lacul Sinoie, ma di oche non vi è traccia, poiché probabilmente sono all’interno o in mezzo alla laguna, vediamo invece stormi di centinaia di CALANDRE, due SMERIGLI (un maschio in volo e una bellissima femmina posata vicino a noi), anatre in alimentazione nei campi, tra cui anche dei CODONI, ALBANELLE REALI, sia maschi che femmine in grande quantità. Tra di esse ricerchiamo anche l’Albanella pallida, ma senza successo. Infine, sulla costa del Mar Nero, vediamo sulla battigia un gruppo di PIOVANELLI TRIDATTILI nel loro buffo rincorrere le onde e un Piovanello pancianera. Un poco delusi, rientriamo a Tulcea.

3 DICEMBRE

Stavolta cerchiamo le Oche collorosso nella zona del Lacul Razim. Dopo inziali ulteriori insuccessi, e avere visto solo OCHE LOMBARDELLE, finalmente alle 12.40, tra i paesi di Visna e Lunca, a bordo strada un gruppetto di che si alza in volo; le guardiamo e sono loro: le OCHE COLLOROSSO!!! Si posano su un campo di grano invernale a un centinaio di metri da noi e così le ammiriamo benissimo col cannocchiale: sono 63, quasi tutti adulti con qualche giovane, riconoscibile per il petto aranciato e non rosso scuro e per la macchia guanciale meno estesa. Il vento è intensissimo ma non ce ne accorgiano neanche, da tanto siamo presi a guardare le caratteristiche delle oche, come il petto rosso scuro bordato di bianco, la fascia bianca sui fianchi, la macchia rossa sulla guancia, il becco corto e nero, la chiazza bianca nei pressi del becco, l’occhio piccolo e nero, le zampe corte e nere, spesso ci osservano e allora, viste frontalmente, si vedono contemporaneamente le due macchie bianche. Sembrano veramente dipinte, e ci credo che persino gli antichi egizi le hanno immortalate nei loro templi, attratti dalla loro bellezza. Le vediamo anche pulirsi il piumaggio e poi, dopo mezz’ora, si alzano in volo. In volo si distinguono per le ali a sagoma falcata. Grosso è lo stupore quando ci accorgiamo che a farle scappare è stato un SACRO, evidentemente attratto da cotanto ben di dio. Rientriamo e dopo qualche chilometro ci vola proprio sopra alla macchina un adulto di AQUILA ANATRAIA MAGGIORE. Per il resto vediamo tanti Aironi bianchi maggiori ed è sorprendente il numero di Corvi ai bordi delle strade. Spesso di vedono anche stormi di PEPPOLE.

4 DICEMBRE

Iniziamo la giornata all’alba sopra a una collinetta, per tentare di vedere le collorosso in volo, e ne vediamo uno stormo di una trentina posarsi a un paio di chilometri da noi. Tentiamo quindi di avvicinarci ma a 300 metri se ne vanno spaventate, e così le vediamo a cannocchiale a distanza solo per poco tempo. La guida ci dice che questo è il risultato della caccia a cui sono sottoposte, non tanto in Romania, ove i locali si limitano a cacciare le oche lombardelle, più grasse e numerose, ma soprattutto nelle zone di passaggio in Russia e Kazakhistan, dove la povertà e l’assenza di regole creano una caccia indiscriminata.

Ci dirigiamo poi verso sud, oltre la città di Costanta, la seconda della Romania, verso il Lacul Techirghiol, vicino a una discarica, dove dopo un lungo cammino a piedi vediamo Svassi piccoli, Moriglioni, Morette, una femmina probabile ibrido Moretta-Moriglione, numerose femmine di PESCIAIOLA, Quattrocchi, e molti GOBBI RUGGINOSI, in piumaggio invernale e quindi senza il becco color blu. Alcuni sono molto vicini, e tra maschi e femmine ne contiamo una sessantina, ma molti altri sono più al largo, sino a superare il centinaio. Infine in volo 6 PELLICANI RICCI, una presenza del tutto occasionale nel periodo invernale. Concludiamo la giornata nel porto di Costanta, il quale pullula di Svassi piccoli, anche vicinissimi ai moli foranei. Costanta è una città molto bella nella zona portuale, mentre nella periferia vi sono tantissimi palazzoni fatiscenti grigi e tutti uguali risalenti al regime presente sino al 1989.Comunque da quel che abbiamo potuto vedere noi, il cambio non ha purtroppo portato alcun vantaggio alla stragrande maggioranza dei rumeni, che continua a vivere nella povertà, con in più però tanta disoccupazione.

5 DICEMBRE

In barca sul Delta del Danubio. L’inverno non è certamente la stagione più adatta, ma comunque non si poteva non dare uno sguardo a una delle meraviglie naturalistiche d’Europa! Il sole ci ha inoltre dato una mano. Il Delta è un insieme di canali bordati da vegetazione arborea e da piccoli laghi, alcuni dei quali ghiacciati, mentre man mano che ci si avvicina al mare si fa strada il canneto. Per esplorare tutto il Delta del Danubio, grande 5.000 km quadrati ci vogliono minimo cinque giorni, quindi noi ne abbiamo avuto solo un assaggio, comunque più che sufficiente per farci ammirare meraviglie quali 12 AQUILE DI MARE, in maggioranza giovani ma anche 4 adulti sia posati che in volo, un gran numero di PESCIAIOLE, maschi e femmine, una POIANA DELLE STEPPE (Buteo buteo vulpinus) e un gabbiano posato sul ghiaccio quasi certamente GABBIANO DEL CASPIO. Bellissime in particolare le aquile di mare che volavano molto vicine a fianco dell’imbarcazione, per nulla spaventate. In particolare le aquile di mare di trovavano nella zona del Lacul Fortuna, un lago interno al Delta bordato da canneto. Infine è sorprendente il numero di MARANGONI MINORI svernanti, letteralmente ubiquitari.

6 DICEMBRE

Rientriamo verso l’aeroporto, ma sui campi lungo la strada vediamo 3 POIANE CALZATE. Prendiamo l’aereo alle 17.10, e siamo a casa verso mezzanotte.

ELENCO SPECIE VISTE

1. Svasso maggiore
2. Svasso piccolo
3. Tuffetto
4. PELLICANO RICCIO (6 al Lacul Techirghiol)
5. Cormorano
6. Marangone minore (comunissimo al Delta del Danubio)
7. Garzetta
8. Airone bianco maggiore (in ogni piccola pozza)
9. Airone cenerino
10. Nitticora
11. Cigno reale
12. OCA COLLOROSSO (in tutto 90 nei pressi del Lacul Razim)
13. Oca selvatica
14. Oca lombardella
15. Germano reale
16. Canapiglia
17. Codone
18. Mestolone
19. Volpoca
20. Moretta
21. Moriglione
22. Moretta tabaccata (2 al Delta Danubio)
23. Quattrocchi
24. Pesciaiola
25. GOBBO RUGGINOSO (un centinaio la Lacul Techirghiol)
26. AQUILA DI MARE (12 di cui 4 adulti al Delta del Danubio)
27. AQUILA ANATRAIA MAGGIORE (1 nei pressi del Lacul Razim)
28. Poiana (di cui una della sottospecie Vulpinus)
29. Poiana calzata
30. Sparviero
31. Falco di palude
32. Albanella reale
33. SACRO (1 a caccia di Oche collorosso)
34. SMERIGLIO
35. Gheppio
36. Folaga
37. Gallinella d’acqua
38. Piovanello pancianera
39. Piovanello tridattilo
40. Beccaccino
41. Totano moro
42. Gabbiano reale
43. Gabbiano comune
44. Gavina
45. Colombaccio
46. Tortora dal collare orientale
47. Martin pescatore
48. Picchio rosso maggiore
49. Picchio cenerino
50. Picchio nero
51. Picchio rosso minore
52. CALANDRA (stormi di centinaia sui campi)
53. Cappellaccia
54. Pispola
55. Storno
56. Gazza
57. Cornacchia grigia
58. Corvo
59. Taccola soemmerringii
60. Codirosso spazzacamino
61. Cesena
62. Cinciallegra
63. Passera oltremontana
64. Fringuello
65. Peppola
66. Cardellino
67. Migliarino di palude

In tutto 2 nuove specie per il sottoscritto (Oca collorosso e Aquila di mare) e 5 per Karol (Oca collorosso, Aquila di mare, Calandra, Gobbo rugginoso e Pellicano riccio) innumerevoli invece i lifers per Matteo. Non sono molte specie, ma il periodo di visita e il limitato numero di giorni non permettevano di più. Inoltre il nostro obiettivo "ochesco" si può dire pienamente centrato!

INDIRIZZI UTILI

Se volete ulteriori informazioni riguardo ad un viaggio sul Delta del Danubio e Dobrugia potete rivolgervi a me per quanto riguarda le questioni organizzative, oppure rivolgervi a ibis@xnet.ro, anche in italiano, o visitare il loro sito internet, www.ibistours.net. Per chi fosse interessato, organizzano anche dei tours sui Carpazi con la quasi certezza di avvistare l’Orso bruno e possibilità anche per Lupo e Lince.

BIBLIOGRAFIA

Abbiamo utilizzato dei trip-report trovati su internet, viaggi di agenzie inglesi, e sul posto abbiamo acquiatato una guida in rumeno "Aves Histriae", scritta da Paul Webber, in rumeno ma con dei riassunti anche in lingua tedesca. Infine la cartina utilizzata è stata una 1:500.000 della Romania edita da Freytag &Berndt.


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