EBN ITALIA Bird Trips

Meeting with EBN Italia

testo di Luciano Ruggieri

Quando (...) giunsero sulla cima del monte, di fra i tamerici e sugheri radi apparve l’aspetto vero della Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili. L’aspetto di una aridità ondulante all’infinito, in groppe sopra groppe, sconfortante ed irrazionali delle quali la mente non poteva afferrare le linee principali, concepite in una fase delirante della creazione (...) Oltre le colline, da una parte, la macchia indaco del mare, ancor più duro e infecondo della terra. Il vento lieve passava su tutto, universalizzava odori di sterco, di carogne e di salvie, cancellava, elideva, ricomponeva ogni cosa nel proprio trascorrere noncurante; (...)
(da Il Gattopardo, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, 1957)


Dinnammare non è la Sicilia di Donnafugata, ma poco ci manca. Un balcone sospeso sul mare dello Stretto racchiuso tra le groppe dei Peloritani da un lato e dell’Aspromonte dall’altro. La foschia che il vento lieve non riesce a dissolvere rende tutto molto irreale perché fa confondere cielo e orizzonte, mare e terra: non è un paesaggio dolce, anzi è aspro, e questa asprezza è accentuata dalle fioriture gialle di ginestra e dal sole abbacinante. E in questo paesaggio affascinante e terribile allo stesso tempo, si sta di vedetta a spaccarsi letteralmente gli occhi nel binocolo per scrutare il cielo. I falchi, infatti, arrivano da molto lontano, si materializzano poco alla volta nel cielo latteo, prima uno poi ne sale in termica un secondo, un terzo, un quarto... i Pecchiaioli formano una specie di carosello, a volte sono solo una mezza dozzina, a volte solo uno, ma quando sono decine, sembrano il lontananza, tanti moscerini: la nuvola si dissolve, poi si ricompone, per poi dissolversi ancora.


Andrea Nicoli, maudoc, Luciano Ruggieri ed Anna Giordano fotografati da Roberto Macario a Dinnammare

Sotto di noi si vedono a malapena i paesi dei bracconieri, Rometta, Monforte, Saponara, dalle case bianche appena distinguibili nelle valli, mentre l’Etna in fondo, è incappucciato e del tutto invisibile. Invisibile quanto i bunker dei bracconieri, quelli da cui si usava sparare agli adorni mentre roteavano in termica : una specie di tiro al piattello a sagome volanti magari anche divertente ai loro occhi, se quegli aeroplanini non fossero esseri viventi che si fanno più di 5000 km tra Africa ed Europa, per rischiare di essere tirati giù da cielo da un bifolco gretto e ignorante.

I falchi passano, alti e bassi, a seconda del vento e di come gli gira, alcuni rimangono sulla direttrice dello spartiacque, altri deviano verso mare dall’una e dall’altra parte. Perché poi si vadano ad infilare nell’imbuto naturale dei Peloritani e non attraversino lo Stretto prima, non si sa. Che abbiano paura del mare? Non ci credo.

Il 30 aprile in 4 ore ne contiamo a Dinnammare, 127, di cui 123 Pecchiaioli, 1 Falco di palude, 2 Albanelle pallide juveniles. Non è uno spettacolo straordinario per numeri, tanto che abbiamo il tempo di chiacchierare e di prendere il sole. Seduta sul cofano della sua Panda verde parcheggiata quasi a strapiombo sui Peloritani c’è Anna Giordano, la "ragazza dei falchi", la persona a cui si deve di più se questa pratica incivile dell’abbattimento all’adorno in Sicilia pare essere oggi sull’orlo dell’estirpamento totale. E’ piacevole parlare con Anna anche perché, pur essendo pluripremiata, non si atteggia da superdiva. O almeno solo di quel poco che fa personaggio.

Perché va da sè che ai meeting di EBN-Italia si va per incontrare gente. E di gente ne è venuta tanta, molta di più di quanto ci si aspettasse, vista la lontananza.

Di iscritti alla lista eravamo presenti in 40, di cui 32 alloggiavano all’Hotel Panoramic (tel 090 340228) , un hotel che non sa ancora cosa il destino potrebbe concedergli se lo spettacolo dei falchi iniziasse a richiamare folle di birders da tutt’Europa. Noi di EBN-Italia l’abbiamo riempito forse per la prima volta nella sua vita. Si mangia bene e la cortesia dei proprietari compensa lo stato generale delle camere sicuramente migliorabile.

Per tratteggiare il carattere dei partecipanti inizierei dal tour leader, il siracusano Andrea Corso, che si riconosce, per coloro non l’avessero mai incontrato prima, per la sua aria da integralista di Al Fatah, barba da pirata fenicio con pizzo alla mefisto. Le capacità di Andrea sono straordinarie, ed era incredibile vederlo sul campo accanto all’americano Bill Clark, un omone da 1,92 fenotipo nordico e Bald Eagle sulla maglietta, proprio perché formavano una strana coppia. Entrambi capaci di sciorinarti età, sesso e stato di muta di ciascun falco osservato sullo Stretto, anche a notevole distanza. - Sarà vero? - dirà lo scettico. Non pretendiamo che sia un dogma di fede. E se ve ne state a casa vostra, potete anche credere che non sia possibile.

Infatti lo Stretto offre alcune possibilità uniche nel genere: quelle di costituire una vera palestra di studi per il riconoscimento dei rapaci in volo.


Il primo giorno, dal mio taccuino: Portella Castanea, 450 metri, 29 aprile 2001.


foto di Leonardo Cocchi

ore 9.15 Aquila minore (che non ho visto), ore 9.59 Falco cuculo, ore 10.32 Lodolaio e Pellegrino, ore 10.54 Pecchiaiolo, (...) ore 12.00 Poiana, 12.37 Albanella pallida, 12.47 Gheppio e Falco della regina, 12.53 Falco pescatore, 13.12 Albanella minore maschio, 13.24 Grillaio, 13.54 Nibbio bruno e Albanella reale, 14.00 Poiana codabianca juv, 14.20 Falco di palude femm, 14.23 Capovaccaio = 17 specie differenti di rapaci in 5 ore, c’è qualche altro sito che offre in Italia di più?

Di questo se ne è parlato molto durante le 3 sere di proiezione, in cui si è potuto spaziare dalle foto di Bill Clark sui rapaci africani alle diapositive di Anna Giordano sull’attività antibracconaggio per finire a quelle didattiche di Andrea Corso. Uno stage a tutto campo, quindi, dalla conservazione all’identificazione sul campo dei rapaci. Spero che ognuno dei partecipanti ora sappia come distinguere dal tipo di volo un Falco della regina da un Falco cuculo o da un Lodolaio, possa riuscire a sessare un Pecchiaiolo in volo, e sappia distinguere un giovane di Albanella minore da uno di Albanella pallida solo dall’assenza di muta parziale di quest’ultimo. Memorabili a questo riguardo, le lezioni di volo di prof. Corso a cui per poter volare, manca solo l’alula.

Ma il meeting non è stato solo questo.

Il 30 aprile, complice un vento lieve di scirocco che faceva abbassare la traiettoria di volo dei rapaci, si è sparato. A Rometta. E lo stesso giorno, purtroppo, una delle anime dei campo WWF, Lucia Romano, è stata aggredita a male parole da un locale il cui fratello aveva un conto aperto con la giustizia per bracconaggio. Per fortuna alcuni presenti hanno fermato il folle da atti di maggiore gravità. Che poi pensare che quella di sparare sia una pratica dettata dalla tradizione locale è una mezza fola. In realtà corna a parte, l’uso di sparare ai falchi non è millenario, ed è nato in Calabria a metà del 1800. Pratica a metà strada tra l’inciviltà e il tornaconto personale (i bunker si affittano a chi ha voglia di divertirsi), è d’uso in Sicilia dagli abitanti di una ristretta cerchia di 4-5 paesi, dove l’ignoranza la fa da padrona, dal contadino al professionista.

E il 1 maggio, con la montagna piena di gitanti, deve intervenire il Corpo Forestale perché uno a Salice si fa vedere in giro con il fucile (a quaglie o a falchi?)...

Io credo che vedere tante persone in giro munite di "binuculu" abbia dato un certo esempio. Certo ci saranno riconoscenti almeno gli esercenti di alcuni bar, quello della pasta al forno di Portella, o quello delle granite e "brioche" di Castanea.

Ma da certe facce torve che si fermavano a guardarci e dagli sfottò en passant "vi piace vedere uccelli?" penso che il compito di Debora Ricciardi, Gianluca Chiofali e degli altri campisti sia ancora duro, soprattutto se il WWF-Italia tende a ridurre i fondi per la gestione dei campi. Ma come si fa a voler risparmiare su cose simili?



foto di Roberto Macario

Ora parliamo di uccelli.

Meeting anomalo, visto che non si parla di numero di specie osservate, ma di qualità dei rapaci osservati. Una tra tutte la Poiana codabianca, di cui un individuo ha dato un piccolo show quando invece di scollinare verso lo Stretto è tornato indietro e ha predato quello che a tutti noi è sembrato un ratto, per poi andare a consumarlo su un pino del Monte Ciccia.

Eppoi il Capovaccaio, un adulto che è passato sulle nostre teste, il Falco pescatore juvenile che invece di estivare per il suo primo anno in Africa ha voluto rientrare in Europa, il costante passaggio di Albanelle pallide (mai viste tante!) e l’avifauna "di contorno" come Passero solitario, Saltimpalo, Occhiocotto, Pigliamosche, Capinere, Gruccioni e Rigogoli in migrazione, Torcicollo in canto, Rondoni maggiori, Topini e centinaia "di migliaia" di Balestrucci che affollavano i cieli a Dinnammare, dove sono stati visti Codirossone e Monachella, quest’ultima l’incubo di Alberto Artiglia, che non l’ha ancora mai vista.

Eravamo tutti a invocare il Big Day, quello dei 1000 e più falchi al giorno, evento che non c’è stato e che forse quest’anno non ci sarà. Solo il 1° maggio però grande termica di 132 Pecchiaioli a ravvivare la scena, per il resto passaggi di 200-300 individui al giorno. Il 30 passano le Cicogne nere a Salìce, il 1° maggio una Poiana delle steppe all’Orbo, e ancora una Poiana codabianca juv a Portella e un Biancone juv a Tramontorosso. Interessante lo stormo di 40 Corvi imperiali il 29 aprile, tutti assieme appassionatamente.

E i partecipanti? Come dice Giovanni La Grua non "si sa se è più bello vedere tutti quei rapaci o conoscere i nuovi compagni di avventura" e questo meeting è stato fatto proprio per avvicinare EBN-Italia ai membri più lontani: Mimmo e Giuseppe Viggiani hanno attraversato lo Stretto per venire sul versante siciliano, poi c'era Francesco Palazzolo, simpaticissimo ragazzo della sezione WWF di Acireale, "l’uomo dei lanari" Andrea Ciaccio, "testamatta" Daniele Aliffi, l'infaticabile Santino Di Carlo e dei siciliani chi non viene si deve dare per malato (Totò, mandiamo la visita fiscale?), poi c’è l’under21 Ugo Mellone dal Salento, Angelo Nitti da Molfetta, Francesco Vita e Giovanni Abete da Salerno, Roto Gildi, Manuela "unasolaemme" Tomassetti e Carlo Catoni da Roma per citare solo quelli che venivano da più vicino. Dalla Toscana "ranger" Ernesto Occhiato e Claudia "S" Valoriani con consorte Fabietto Mirandola da Firenze, Guido "nido" Premuda e Andrea Tarozzi da Bologna, Sergio Mantovani da Cremona e Luca Bagni da Reggio Emilia, Leo Cocchi e Fausta Lui da Modena. Dal NordEst i coniugi Trave, mister "Maudoc" Sighele, Andrea Nicoli, Silvio "zio" Bassi, Ottavio "OJ" Janni e Roberto "Gambia" Garavaglia da Milano, il Gianni "tirabordoni" Conca da Pavia, Alberto "twitcher" Artiglia (l’unico uomo da 7 su 7 meetings) e Tiziana da Ivrea, Roberto Macario e il sottoscritto da Torino. Dall’estero, Michael Sammut da Malta e Dermot O’Mahony dall’Irlanda (naturalizzato romano).

Questo elenco solo per chi non si ricorda i nomi e si sta arrovellando a pensare "ma chi era quello?".

Ad allietare questa corte dei miracoli, giocolieri e giochi da bambini, poi spazio alle discussioni sul migliore binocolo da campo, su come fare i filmati digitali attraverso il cannocchiale, su dove fare il prossimo meeting invernale, su dove andassero i Monaci del giorno 24 (io dico in Crimea) ... insomma discorsi da birdwatchers.

Che un po’ più uniti si saranno sentiti, birders del nord e del sud, dopo questo incontro, o no?


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