XI MEETING DI EBN ITALIA testo di Luciano Ruggieri 1 marzo 2003 Pelagic Trip Sotto la luce bassa del mattino, il cielo e il mare parevano un tutt'uno. Densi nembi color del piombo azzeravano l'orizzonte che si confondeva nel mare grigio. La continuità tra cielo e mare era però spezzata dalle sagome scure dell'Elba e dei piccoli scogli della Palmaiola e di Cerboli, così che il mare sembrava un luogo definito, circoscritto, una specie di lago che non incuteva alcuna paura. Sulla motonave Ulisse gli intrepidi compagni di avventura del pelagic trip 2003 erano 62, alcuni con il binocolo al collo che, qui di seguito, sono citati in ordine alfabetico: Alberti Piero da Busto Arsizio, Aliffi Daniele da Roma, Benucci Stefano da Piombino, Beraudo Pierluigi da Fossano, Boldrini Marco da Vinci, Bonanno Laura da Pistoia, Canci Alessandro da Pisa, Castelli Gianluigi da Chivasso, Caula Bruno da Cuneo, Chiancianesi Gianni da Abbadia S. Salvatore, Ciuffardi Remo da Monza, Conca Gianni da Pavia, D'Amelio Pietro da Matelica, Di Carlo Santino da Anguillara Sabazia, Di Pietra Francesco da Cinzano, Fedi Massimo da Firenze, Festari Igor da Tortona, Giorgi Daniela da Lucca, Giorgini Mauro da Genova, Giudotti Simone da Sesto Fiorentino, Gosmar Albino da Cuneo, Gramolelli Laura da Porto Viro, Iacopi Alessandro da Genova, Lui Fausta da S. Benedetto Po, Macii Roberto da Empoli, Marini Daniele da Prato, Marotto Paolo da Torino, Nava Angelo & Alberto da Lissone, Nicoli Andrea da Milano, Notaro Rosario da Genova, Paesani Giorgio da Livorno, Perroud Francesco & Bryan da Grassina, Pirola Stefano da Lonato, Pirotta Giuliana da Merate, Politi Paolo da S. Vincenzo, Riboni Bassano da Casalpusterlengo, Rubini Gisella da Lucca, Ruggieri Luciano da Torino, Silveri Mauro da Chiavari, Tarozzi Andrea da Zola Predosa, Ughetto Luciano da Banchette, Vanni Lorenzo da Venturina, Verducci Domenico da Lucca, Vezzani Andrea da Pistoia, Visentin Gillio da Monza, Zarri Enrico di Fucecchio. Politi, che ha organizzato il trip, mi sussurra all'orecchio che ha comprato al mercato due cassette di sardine e per giunta si è fatto regalare un bel pò di scarti di pescheria che sono stati mischiati con del pane secco. Il tutto è stato lasciato insieme a marcire dalla sera prima. Sarà stata la ricetta, sarà stata l'abile mano che ha preparato il "chum" (ovvero la schifezza suddetta nel linguaggio anglosassone) ma gli effetti si fanno vedere subito. Appena partiti dal porticciolo veniamo seguiti dai gabbiani. Questa è una scena solita di tutti i pelagic trip che abbiamo organizzato, ma con nostra sorpresa, a cinquanta metri dal molo, compaiono le Berte maggiori, prima una, poi due, poi tre, poi... non si riescono a contare! Nei primi duecento metri, veniamo seguiti da una processione urlante di una cinquantina di Gabbiani reali mediterranei, tra le 7 e le 8 Berte maggiori, due Marangoni dal ciuffo che si tuffano a mangiare, non si sa quale pesce (morto o vivo?) e più discoste, sono presenti un paio di Berte minori.
Interessante il modo di pescare delle Berte che si tuffano in acqua ad ali semichiuse, e raggiungono a forza di "remi" il mezzo metro di profondità. A galla tornano come stracci inanimati, con queste lunghe ali che quasi si attorcigliano al corpo, si piegano sotto la pancia, o si intraversano nel becco di un gabbiano...che prontamente cerca di depredarle. Le Berte maggiori ci seguono sfiorando le onde, quasi riusciamo a toccarle, siamo rapiti dalla loro abilità nell'evitare la gobba dell'onda che sale, quasi avessero un pilota automatico che le guidi. Rosario mi spiega che è una questione di fisica dei fluidi, che è lo stesso movimento dell'aria sulla superficie liquida a mantenerle senza sforzo in volo sul mare e che i sovietici avevano inventato un aereo da ricognizione invisibile ai radar, che sfruttava lo stesso principio. Comuque sia, le berte sono così vicine che abbassiamo il binocolo e ce le godiamo a occhi nudi, osservando come la punta delle ali sfiori appena l'acqua, e come siano così buffe con un becco così pesante dotato di quelle grosse narici tubolari. Ma l'estasi dell'osservazione è ancor più grande guardandole con il binocolo a cinque metri: è un'emozione osservare la fine marginatura chiara del mantello che nessuna guida ti mostra così in dettaglio forse perchè a pochi è riservato di osservarle così da vicino, l'occhio mite scuro, la punta del becco così adunca, la punta della coda corta nera, il bianco del sovraccoda più o meno esteso secondo gli individui....chissà se ha un significato...età, sesso dell'individuo o chissà cos'altro.... |
Ma lascio la parola a Giorgio Paesani che descrive meglio di me le emozioni del "pelagic trip":
E le Berte minori mediterranee? Queste sono invece dei furetti del mare: arrivano volando a più non posso, con quelle ali corte corte che sfiorano il pelo dell'acqua, quasi fossero dei pulcinella e quando la baraonda è totale, si tuffano di testa nel mezzo immergendosi come pinguini fino a 1-2 metri di profondità. E chi l'aveva mai visto questo? Sulla poppa della motonave i posti migliori in prima fila sono gestiti dalla "eco"mafia dei toscani: nell'angolo più estremo quasi sulla scia dell'elica, c'è Giorgio Paesani, che se potesse si butterebbe a mare seguendo le berte, poi c'è Stefano Benucci che si sporge come un bambino sul ponte quasi a cader di sotto, c'è Simone Guidotti che fotografa con l'ottica stabilizzata, i Perroud, padre e figlio che fanno ostruzione passiva al centro dell'area anti "tap-in" e... in sentina c'è la testa nuda di Paolo Politi che con una palettina da bambino dà da mangiare al popolo del mare. - Scusa Paolo, gettane un po' più di pesce, più in là... però... - qualcuno osa dirgli. - Oh grullo, che tu vò venire te a lavorar con codesto coso? - Ma a dieci minuti dalla partenza, un urlo gela la platea dei sessantadue: "Cos'è quello?? " La "cosa" è un uccello tutto scuro che si affaccia timoroso nella scia dei gabbiani. E' di dimensioni medio-piccole, dal volo elegante e piuttosto veloce, tutto scuro a distanza. - Berta fosca! - grida Igor Festari - Berta fosca! Effettivamente il colore non è nero e non è grigio, ma una sorta di marrone grigio focato che con la luce prende tonalità diverse. Sembra quasi sericea. L'eccitazione corre per tutta la spina dorsale dellUlisse e anche quelli delle ultime file si destano e gridano: "Dove? dove? " - Le berta si avvicina e lottando con i gabbiani raggiunge la prima fila. Politi foraggia con la paletta verde e blu e la berta allunga i piedi in avanti e si tuffa con una maestria incredibile in una sorta di immersione ibrida tra il tuffo da puffin della Berta minore e quello più goffo della Berta maggiore Sta sotto 3-4 secondi, tutto il tempo per pensare: "E' morta affogata! ". Quando risale, infatti, viene mobbata pesantemente dai Gabbiani reali che quasi l'ammazzano. Le ali sono lunghe e affusolate, con il bianco del sottoala che dall'ascellare raggiunge quasi la punta e contrasta nettamente con i contorni dell'ala scuri (ma non neri). Il becco è scuro, lucido e meno pesante di quello della Berta maggiore. Quando si invola si nota che il grigio del mantello è poi una sorta di marrone focato molto carico. - Sooty Shearwater ! - Berta fosca? - bisticcio con il nome - No, Puffinus griseus, Berta grigia in italiano! - Mi correggono. Bah, non è nè grigia, nè fuligginosa, nè "sooty" come il Falco concolor, e Gmelin 1789 che gli ha dato il nome scientifico chissà cosa si è ritrovato tra le mani... - Macchina ferma! Torna indietro! - urliamo al Comandante. La Berta grigia è ancora nei paraggi, ma non riusciamo a tenerla al traino per molto. Fa ancora un passaggio e poi veloce si allontana dalla scena. Che storia! E pensare che nidifica nel mari australi, sull'isola di Tristan da Cuna.... Siamo tutti al settimo cielo. Tiriamo fuori i manuali e guardiamo cosa abbiamo visto. Non ci sono dubbi: è proprio un Puffinus griseus, la VII, VIII o la IX per l'Italia? Scopriremo poi che è la 9a osservazione per l'Italia, la 2a per la Toscana, entrambe in marzo e nello stesso braccio di mare. Il resto della giornata non dico che scivola via senza fremiti perchè non è vero: alla lista si aggiungono Gabbiano corso posato su uno scoglio a Palmaiola, un altro in volo a guardare schifato i Gabbiani reali che mangiano dalla barca, alcuni Gabbiani corallini che non hanno scrupoli e fanno ressa con i reali, un etereo, sublime, Gabbiano roseo che a 2 miglia dall'Elba si fa vedere anche lui sprezzante della cavaiola, due raminghi Gabbiani comuni, uno Zafferano... e le Sule!! Sì perchè in assenza degli stercorari, sono state le Sule a offrirci l'emozione del grande Nord. Uno splendido adulto, un subadulto e un giovane sorvolano due volte la motonave. L'immaturo ci dedica anche un tuffo rischiosissimo a venti centimetri dalla coda di un Gabbiano reale che si spaventa da morire... Poi voglio aggiungere qualcosa sui Picchi muraioli. Uno si può chiedere che ci facciano a mare dei picchi legati alle falesie più inaccessibili. Bè, uno se ne stava a Palmaiola, uno sull'Isola dei Topi. Si vede che il soggiorno marino piace nonostante i Gabbiani reali troppo invadenti. E per concludere con i frequentatori delle rocce, aggiungiamo due Pellegrini... e per non annoiarci, un Falco di palude maschio in volo lungo la costa in direzione sud. Ce ne ritorniamo a Piombino seguiti dalle Berte maggiori, dieci, venti una specie di corteo per l'Ulisse e gli aveonauti. |
Oasi WWF di Orti Bottagone Siamo ancora sotto l'effetto dell'emozione dell'accidentale quando ci incolonniamo per spostarci a visitare l'Oasi WWF di Orti Bottagone. Così come per La Tomina, anche Orti Bottagone era sconosciuta ai più fino all'anno scorso, quando un improvvido limicolo neartico decise di fare sosta nell'ultima zona umida a salicornia della costa tirrenica. Parlo ovviamente del Piro piro pettorossiccio, che ha sostato per 3 giorni e qualche ora nell'Oasi e che purtroppo non si è più rifatto vedere. L'Oasi l'avevano descritta come un luogo infame sovrastato dalla centrale ENEL: effettivamente la centrale non è un bel vedere, ma Orti ha quel fascino perverso dell'area relitta con i suoi chiari d'acqua dolce di Battagone, i suoi prati e la palude salmastra a salicornieto di Orti.
Vediamo una decina di Fenicotteri, una Volpoca, Aironi cenerini, bianchi maggiori, Chiurlo maggiore, Chiurlo piccolo, Garzette, Pavoncelle, Gheppi in corteggiamento, Poiana, Fratino, Corriere piccolo, Martin pescatore, Cappellaccia, Allodola, Pispola, Spioncello, Tordo bottaccio, Pendolino, Strillozzo, Saltimpalo, Usignolo di fiume, Pettirosso e Cordirosso spazzacamino oltre a Tortora dal collare, Storno, Merlo e Passera d'Italia. Il tempo è tiranno, da Piombino dobbiamo spostarci a San Rossore per la seconda parte del meeting: salutiamo Politi, i toscani che ci hanno accompagnati fin qui e partiamo verso nord con destinazione La Sterpaia, che per chi non lo sapesse, è quella foresteria all'interno dell'ex tenuta presidenziale, metà carcere e metà agriturismo per snob. Tanto snob che nella notte la musica di una festa di laurea inopinatamente ospitata dalla Sterpaia ci fracassa i timpani fino alle ore 02.00, (alla faccia del posto agreste!) e le nostre proteste sono inutili. Il posto è "esclusivo" anche per il divertimento degli altri, pare... 2 marzo 2003 Gara di birdwatching Della gara di birdwatching del dicembre 2001 trovate resoconto su queste stesse pagine, questa volta invitati dall'Ente Parco Migliarino-San Rossore e dal Comune di Vecchiano, che hanno cortesemente offerto i premi, abbiamo organizzato un percorso di gara veramente impegnativo. Infatti, il campo di gara comprendeva gran parte della zona a riserva della Macchia di San Rossore tra il fiume Morto Nuovo e Torre Riccardi con accesso al mare proprio sul fiume Morto. Qualcuno si è chiesto quant'era l'estensione chilometrica totale che abbiamo percorso: 6 km all'andata e 6 al ritorno! Gara quindi selettivamente podistica ma anche stupenda dal punto di vista ambientale. San Rossore è un vero e proprio scrigno che andrebbe visitato con calma, quasi perdendosi nei lunghi viali che lo ripartiscono. Purtroppo, possiamo dirci fortunati se abbiamo avuto il permesso di accedervi, in quanto il nostro tour leader, Alessandro Canci ha dovuto trascorrere l'intera giornata di sabato a domandare permessi e alla fine, pur avendo il placet del Direttore del Parco, siamo stati costretti a dotarci di tesserino di riconoscimento (senza foto per fortuna) per evitare la penetrazione di zone proibite. Comunque sia, ne è valsa la pena! 87 le specie osservate durante la gara (dalle 8,45 alle 13,45). Star della giornata l'immaturo (2°-3° anno) di Aquila di mare osservato da tutti i partecipanti alla gara tranne che da Alessandro Canci, che era troppo impegnato a controllare che i concorrenti non si perdessero, aquila vista sia posata che in volo lungo il fiume Morto. Di seguito ecco la lista che servirà anche per stilare un'atlante del Parco e che metto a disposizione degli interessati. La media delle specie segnalate per coppia è stato di 45 (range 57-29), risultato migliore di quello di dicembre 2001. L'elenco: Tuffetto, Svasso maggiore, Berta maggiore e minore, Cormorano, Airone cenerino, Garzetta, Airone guardabuoi, Volpoca, Canapiglia, Alzavola, Germano reale, Codone, Mestolone, Edredone, Orco marino e Orchetto, Aquila di mare, Sparviere, Poiana, Falco pescatore, Falco di palude, Albanella reale, Pellegrino, Fagiano, Gallinella d'acqua, Folaga, Porciglione, Pavoncella, Gabbiano comune, Gabbiano reale, Colombaccio, Colombella, Tortora collare, Martin pescatore, Picchio verde, Picchio rosso maggiore e minore, Torcicollo, Allodola, Topino, Balestruccio, Pispola, Ballerina gialla e bianca, Scricciolo, Passera scopaiola, Pettirosso, Saltimpalo, Codirosso spazzacamino, Merlo, Tordo sassello e bottaccio, Tordela, Usignolo di fiume, Occhiocotto, Capinera, Lui' piccolo, Regolo, Fiorrancino, Codibugnolo, Cincia bigia, mora, Cinciallegra, Cinciarella, Pendolino, Picchio muratore, Rampichino, Ghiandaia, Gazza, Taccola, Cornacchia, Storno, Passera d'Italia e mattugia, Fringuello, Cardellino, Peppola, Verdone, Cardellino, Lucherino, Frosone, Crociere, Zigolo nero, Strillozzo, Migliarino di palude. Specie segnalate come dato unico: Edredone, Crociere, Frosone, Migliarino di palude. Gara selettiva anche per il percorso. Quelli che si sono incaponiti ad arrivare al mare ma non avevano gambe, hanno dovuto affrettarsi all'arrivo per non incorrere in penalità (1 specie ogni 5 minuti di ritardo), in una sorta di rush finale degno di una 50km di fondo. Molti, quelli con più capelli bianchi hanno tagliato il traguardo con il fiatone e ben 5 team su 14 hanno avuto penalità di tempo. Questa la classifica: 1° posto I Festari - S Pirola = 57 specie - 2° posto ex aequo M Giorgini - G Conca / L Vanni - B Riboni = 50 - 4° E Arcamone - M Silveri = 49 - 5° E Occhiato - L Ughetto = 47 - 6° G Paesani - S Di Carlo = 45 - 7° ex aequo G Sgorlon - S Simi/ B Perroud - S Dovichi = 39 - 9° ex aequo A Iacopi - M Fedi/ A Nicoli - P Alberti = 38 - 11° ex aequo F Perroud- F Lui /L Ruggieri - S Divano= 34 - 13° L Bonanno - G Gregori = 33 - 14° F Di Pietra - mamma Biancardi + Elisa = 27 Alla premiazione, è presente l'assessore all'Ambiente del Comune di Vecchiano che consegna i due primi premi, la monografia "Sylvia Warblers" della Helm valore 120 euro. Ai secondi i volume "Birds of Light" di L Jonsson e il volume tratto dal film "Il popolo migratore". Per la cronaca l'assessore, Massimiliano Angori, ha alcune qualità difficili da trovare in un politico: è un ebnnino della lista, ha verificato di persona le schede con raro senso critico, indossa rari impermeabili alla tenente Sheridan... LA CHECK LIST
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