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Tunisia: il grande Erg orientale
25-31 dicembre 2000
by Luciano Ruggieri

La Tunisia è meta ben nota agli italiani soprattutto per le sue coste e per le sue località turistiche mediterranee, come Hammamet e Djerba, ma circa 2/3 del paese sono caratterizzati da un clima semidesertico (Sahel) che sfuma poi nell’espressione più tangibile toccando quello che può essere definito come “IL deserto”, cioè il mare di sabbia che è Grande Erg. “Erg” è infatti il deserto di sabbia, sabbia impalpabile, dai colori più diversi, cangiante dal bianco-avorio all’ocra giallastra, il deserto delle dune, e nell’immaginario collettivo, dei berberi, dei miraggi, di Lawrence d’Arabia.
Esistono poi il deserto di rocce (hamada) e quello di piestrisco (serir), sempre affascinanti, ma meno romantici.
Questo è il report ornitologico di un viaggio turistico compiuto da me e da mia moglie Eliana nella Tunisia meridionale dal 25 al 31 dicembre 2000, in fin di millennnio.

Itinerario: 24/12 Torino-Tunisi; 25/12 Tunisi-Tozeur; 26/12 Tozeur-Oasi di montagna-Nefta-Tozeur; 27/12 Tozeur-Kebili-Douz; 28/12 Douz-Grande Erg; 29/12 Douz-Matmata; 30/12 Matmata-El Jem-Mahdia; 31/12 Mahdia-Tunisi. Km percorsi 1700.

Logistica: Viaggio autonomo Fly&Drive, pernottamenti scelti di giorno in giorno (Hotel Carlton a Tunisi, Hotel Continental a Tozeur, Hotel Touareg a Douz, notte in tenda nel Grande Erg, Hotel Les Troglodytes a Matmata, Hotel Corniche a Mahdia) con una spesa della camera doppia e prima colazione o mezza pensione oscillante tra i 24 e i 90 dinari tunisini in due (1 DT = 1500 LIT). Guida di viaggio: TUNISIA della Lonely Planet; Guida di birdwatching: LARS JONSSON’ Birds of Europe)

IL VIAGGIO

1) Le città del deserto: TOZEUR e DOUZ.

La Tunisia settentrionale osservata dalla macchina è brutta e noiosa. Le suburbie delle città incontrate sono degradate, la campagna una monotona successione di uliveti, pascoli steppici e monti bassi e spogli. Sacchetti di plastica e rifiuti dappertutto, manto stradale splendido ma senza segnaletica orizzontale. Ai lati del nastro d’asfalto due corridoi di terra battuta permettono ai veicoli non a motore (carretti, calessi, biciclette e quant’altro) che sono la maggioranza, di circolare senza problemi. Lungo i margini delle strade non si contano le Cappellacce e le Ballerine bianche, leste a correre a lato non appena sentono sopraggiungere un veicolo, senz’altro gli uccelli più comuni in Tunisia e tra quelli più confidenti. Sui fili della luce conto su un percorso di 400 km, almeno 5 Averle maggiori, che però si rivelano apparentemente essere, tutte L excubitor elegans, cioè la sottospecie sahariana caratterizzata dall’assenza di sopracciglio e dall’avere una larga banda alare. Della sottospecie tipica algeriensis, non se ne ha traccia...

Siamo oltremodo contenti, dopo 6 ore di viaggio, di raggiungere la città di Tozeur, famosa per avere un palmeto di 200.000 palme da dattero e per la canzone di Battiato. Ma la cosa più interessante è la medina, cioè al città araba, veramente la più bella e splendida di tutta la Tunisia.

Nei giardini della città e ai margini del palmeto comune ma mai abbondante la TORTORA DELLE PALME (S senegalensis). Nelle zone del palmeto più ombrose, dove c’è vegetazione arbustiva, si sentono Merli, Capinere, Verzellini in canto, e molto comuni anche nel giardino dell’hotel sono i Luì piccoli. Nugoli di Storni volano tra un palmeto e l’altro, e tutti quelli che mi sono dannato a guardare erano S vulgaris, non Storni neri.

Lungo i canali di irrigazione scavati solo nella sabbia, a Douz, un Airone cenerino, e due Upupe fenotipo europeo, lungo un tratturo di terra battuta.

Nei centri abitati sono comuni le Passere domestiche che presentano tutti capo marrone e bavagliolino ristretto senza striature sul petto quindi più simili a P italiae che a P domesticus o a P hispaniolensis, anche se qui siamo in Nord Africa dove P italiae non ci dovrebbe essere. Ho osservato anche delle evidenti Passere sarde che sono uccelli ben più rurali, ma il dibattito sulla posizione tassonomica di queste passere sarebbe senz’altro più a lungo di questo report. Mi fa piacere però che anche altri, (cfr Kullberg’s report) visitando la Tunisia, abbiano avuto le stesse mie impressioni in merito al singolare fenotipo dei passeri tunisini.

Assieme a questi, non è infrequente osservare sui tetti delle case dei centri storici i confidentissimi ZIGOLI DELLE CASE (E striolata sahariae) che hanno una distanza di fuga di circa 3 metri!

2) Le oasi di montagna: TAMERZA, CHEBIKA e MIDES

I villaggi berberi arroccati sulle montagna che segnano il confine con l’Algeria da soli valgono il viaggio. Non solo turisticamente, ma anche per le soddisfazioni dal punto di vista naturalistico dato che in una sola escrursione si possono osservare 5, dico 5, differenti specie di Monachella.

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L’oasi di montagna di Tamerza, il verde delle palme nel deserto.

Alla pietra che segna 22 km a Tamerza, in pieno serir, fermo la macchina: a pochi metri dal ciglio stradale osservo un maschio di MONACHELLA TESTAGRIGIA (O moesta), scendo per esplorare il deserto e più in là mi godo un gruppo di LODOLE DEL DESERTO (Ammomanes deserti) e di Calandrelle, sottospecie minor, che sono in verità chiarissime. Un chilometro più avanti MONACHELLA TESTABIANCA (O leucopyga), ben due individui, probabilmente una coppia, posati sulle rocce e sugli arbusti in bella mostra. Si arriva a Mides, tra nugoli di Cappellacce ai bordi delle strade, che osservo fino alla noia sperando in una Cappellaccia di Tekla (che peraltro non riuscirò a identificare mai, e mi stupisco che altri ne siano stati così sicuri) e appena la strada inizia a salire, un rapace Buteo-like taglia tutto l’orizzonte senza mai mostrarsi bene: so che è una Poiana codabianca, ma non è un bel vedere...purtroppo rimarrà l’unica osservazione di tutto il viaggio.

Il paesaggio cambia, ci sono molte rocce, e in rapida successione osservo, Monachella nera (O leucura) e visto l’ambiente tipico, MONACHELLA DELLE ROCCE (O lugens), sottospecie halophila. Quando si arriva a Tamerza, il verde intenso delle palme è una visione rilassante per l’occhio, ormai annoiato dall’ocra spenta del deserto e uno capisce subito cosa significhi “oasi”. Nel verde dei palmeti, ancora Storni, Luì piccoli, Merli, Occhiocotti, Pettirossi, Tortore delle palme e CINCIARELLA ALGERINA (P caeruleus ultramarinus) che se non è splittabile, con quella mascherina così scura e con quel canto così diverso, beh, non credo più a niente. E’ l’unico Parus che ha una distribuzione così meridionale. Nel palmeto di Tamerza, oltre a Piccioni selvatici, anche un Gheppio, posato su una palma. Nel cielo, centinaia di Storni volano come aeroplanini, a caccia probabilmente di aeroplancton. Una Ballerina gialla presso la cascata, Ballerine bianche ovunque.

A Mides, spettacolare gola, quella per intenderci dove hanno girato l’inseguimento spaziale in “Star Wars” e alcune scene del “Paziente inglese”, bel posto da rapaci, ma non si vede niente, a parte ancora Lodole del deserto e Zigoli delle case. La guida professionale che ci vuole accompagnare (meglio questa di quelli che si offrono insistentemente da volontari, ma che poi vogliono essere pagati) racconta che ci sono falchi (Faucon peregrine) e aquile (Bonelli?) ma che alcuni locali si spingono fin ad attraversare il confine algerino per depredarne i nidi per vendere poi i pulli ai falconieri arabi.

Non mi capiterà di vedere nè falconi nè aquile in tutto il mio viaggio.

Sulla via del ritorno alla pietra miliare 33 km a Tozeur, osservo la quinta specie di monachella, femmina di MONACHELLA DEL DESERTO (O deserti)

3) Le piscine nel deserto: tra Zaafrane e Douz

Attraversato il deserto di sale dello Chott El Jerid, arriviamo a Kebili, 25 km da Douz, la porta per il Grande Erg orientale. Ai margini dello Chott, la falda sotterranea, quella che alimenta i palmeti, forma degli stagni, o meglio delle piscine in mezzo alla sabbia che vengono alimentate anche dall’acqua piovana: infatti ora piove!

Non riesco a trovare la Jemna pools indicata da altri (cfr Thompson’s report in Urs Geiser’s site) perchè di strade dopo il palmeto ce ne sono troppe, ma gli stagni a ovest di Douz sono più facilmente localizzabili.

Pool A (girare a destra per El Goala alla pietra miliare km 36 per El Farouar): il livello delle acque è basso, ma ci sono 4 Gambecchi, 2 Cavalieri d’Italia, 1 Albastrello, 2 Piro piro culbianco, 1 Corriere piccolo. Nella gariga attorno allo stagno Saltimpalo e Sterpazzola di Sardegna oltre a Passere sarde.

Pool B (sulla strada per Nouil alla pietra miliare Douz km 11. Una strada in terra battuta raggiunge il lago in prossimità dell’oleodotto): grande stagno con acque basse con 5 immaturi di Fenicotteri, 36 Combattenti, molti Fratini e Gambecchi. Piove a scrosci e devo rinunciare a esplorare le rive.

Blidette (entrando in Blidette e poi incontrando il km “21 a Kebili”, lo stagno è sulla destra): stagno con rive con molta vegetazione che oltre a Combattenti e Gambecchi, mi offre 3 Piovanelli tridattili e 15 Piovanelli pancianera. Vorrei continuare le osservazione ma veniamo infastiditi da 2 ragazzini che chiedono insistentemente soldi. Non si può dare loro torto, basta guardare l’aspetto del paese di Blidette. Alla fine del paese, Averla maggiore elegans sul filo.

Ghidma (tra El Faroura e Zaafrane, 1 km a ovest del paese, un po’ discosto dalla strada): lago con molta vegetazione, e con una centinaio di anatre. E’ difficile arrivarsi senza un fuoristrada perchè la sabbia è soffice. Falco di palude juv in volo sul canneto, Cavalieri d’Italia, 2 Piro piro culbianco. Le anatre sono Mestoloni, ma mentro cerco di spostarmi a piedi verso lo specchio d’acqua più distante, arriva da non so dove un carretto con somaro al galoppo guidato da 3 ragazzini che iniziano ad urlare nella mia direzione. Non aspetto per sapere cosa vogliano.

Zaafrane (pozze e canneto alla giunzione della strada da Douz verso El Farouar, alla pietra km 33 a El Farouar). Pozze di acqua piovana, molto interessanti. 2 Cavalieri d’Italia, Spioncello e Pispola, e GAMBECCHIO NANO a 3 metri dalla macchina. Lo osservo fino a quando non mi stanco. Falco di palude juv sul canneto.

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La gola di Mides, profonda incisura nella roccia, uno spettacolo!

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Il deserto di sabbia soffice e dune, il Grande Erg orientale

4) Il Grande Erg orientale.

Il mare di sabbia è per modo di dire “deserto”. In realtà con molta pazienza è forse più ricco di altri ambienti. Bisogna provare ad esplorarlo in tutti i suoi multiformi aspetti, dal deserto di sabbia piatta al deserto di dune, dal deserto senza erbe a quello con gli arbusti.

In macchina viaggiando da Douz a El Farouar se ne ha un bell’assaggio e si può scendere dove si vuole. Qui sulla strada tra Nouil e Bechini vedo CODIROSSO ALGERINO (P moussieri) femmina e Sterpazzola di Sardegna, così in mezzo al deserto cespugliato. Le Cappellacce sono abbastanza frequenti, così come le Averle maggiori, soprattutto in vicinanza degli abitati.

Ma è solo spingendosi ben dentro il Grande Erg che se ne apprezza al meglio l’essenza. Così decidiamo di dormire una notte nel deserto. E per fare gli originali, ci andiamo a dorso di cammello (pardon, di dromedario). Il costo è di 45 DT a testa con Douz Voyages.

Sto per montare sul dormedario, quando mi irrigidisco: a 15 metri dalla Grande Duna di Douz, quella più turistica, per intendersi, CORRIONE BIONDO (Cursiorus cursor), che corre sulla sabbia in mezzo ad una tempesta di vento, gran bell’uccello!

Per tutto il resto dell’escursione in dromedario non vedo niente, ma è quando montiamo il campo all’imbrunire che compare la roba ! Innanzitutto Codirosso algerino maschio, poi Lui’ piccoli, Sterpazzola di Sardegna, due Occhiocotti, Cappellacce incredibilmente color sabbia e.....e SILVIA DI TRISTAM (S deserticola), un po’ una chicca, visto che nidifica sulle montagne dell’Atlante e viene a svernare nel Sahara. Vedo anche un apparente Lui’ piccolo con la zona orbicolare nera, solo da una parte del capo e con qualche segno nero, come un mustacchio, dall’altro lato del capo. Boh? Una malattia ?

Durante la notte non riusciamo quasi a dormire per il freddo.

Al mattino il deserto sembra di neve, visto che il cielo è coperto e il sole non c’è, e la sabbia è color bianco avorio. Attorno al campo, alcuni passeriformi attirano la mia attenzione: la prima è una Ballerina bianca, gli altri sono velocissimi e si spostano di cespuglio in cespuglio, 5 PASSERI DEL DESERTO (P simplex), tra cui almeno un maschio, stupendo. Sul deserto, in volo, 2 Corvi una apparizione troppo veloce e con luce infelice per dire se fossero Corvi imperiali o Corvi nucabruna. In altre zone vedo solo Corvi imperiali che rappresentano l’unico corvide che si vede (raramente) in Tunisia.

Conclusioni.

Nonostante il viaggio non sia stato programmato ed effettuato solo per il birdwacthing, mi ha dato molte soddisfazioni. Ho mancato un paio di specie tipiche del deserto come la Lodola beccogrosso e quella beccocurvo e purtroppo, sia il Trombettiere che la Poiana codabianca, ma a compensazione di questo, ho incarnierato il Passero del deserto e la Silvia di Tristam che non sono specie facilissime. Sorprende la scarsezza assoluta di rapaci: in tutto il viaggio ho osservato solo 3 Gheppi e alcuni Falchi di palude, e sì che gli ambienti adatti erano innumerevoli. Sebbene questo possa dipendere da una irregolare distribuzione invernale legata a specifiche condizioni climatiche, non è da scartare a priori una effettiva rarefazione dei grandi rapaci dovuta a persecuzione diretta, prelievo dei nidiacei al nido e degrado dell’habitat. La distanza di fuga degli uccelli della Tunisia è uguale, se non superiore, a quella italiana, segno che l’attività venatoria è esuberante.

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