Sono due specie differenti, il primo è bianco e nero ed è specie alloctona, cioè non è originaria dell’Europa ma dell’Africa, diffusasi in Italia da alcuni uccelli scappati da voliere in Piemonte negli anni ’80, il secondo (l’Ibis eremita, tutto nero) è una specie in pericolo di estinzione che è oggetto di un progetto LIFE austriaco di reintroduzione in natura, iniziato 20 anni fa, che dovrebbe assicurarne l’auto-sostentamento in Europa a partire dal 2028.
Ibis eremita con anelli e zainetto con antenna satellitare. Guarda se è segnalato su Animal Tracker! |
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Ibis sacro: segnalalo invece su Ubird (posizione e numero) |
Se hai segnalazioni di Ibis eremita (tutti dotati di anelli colorati), controlla la loro posizione sulla App Animal Tracker (Google Play o Apple Store). Gli Ibis eremita sono dotati di trasmettitore satellitare GPS che fornisce la loro posizione in tempo reale. Se invece vedete Ibis eremita senza anelli o animali in difficoltà che si perdono durante la migrazione, o feriti all´apertura della caccia, la vostra segnalazione è molto preziosa! Nuclei di Ibis eremita sono poi presenti a Fagagna (UD) e d´inverno, a Orbetello (GR).
L’ Ibis eremita (Geronticus eremita) è una specie a grave rischio d’estinzione (Critically Endangered), inserita nella lista rossa dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature).
Attualmente è ancora presente allo stato selvatico con una piccola popolazione in Marocco stimata nel 2011 in un numero di circa 500 – 600 soggetti, in graduale aumento, dopo un periodo di drammatico declino. Estinto il nucleo siriano (di cui scriviamo qui), l’altra area dove è presente è la Turchia a Birecik, una popolazione, non più migratrice, di circa 100 esemplari della specie, mantenuta allo stato di se- milibertà (http://www.iagnbi.org, 2009).
In epoca storica la specie era presente in Europa come migratrice nell’area alpina e nidificava in vari siti in Baviera, Svizzera, Austria ed Italia nonchè, secondo quanto riportato da Konrad Gesner nel 1555, sulle pareti rocciose esistenti presso Pola (oggi Pula, in Croazia), in Istria (Gesner, 1555; Bauer et al., 1966). Altra testimonianza riguardante la presenza storica di questi uccelli nell’area istro-dalmata è poi documentata nell’opera del naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi che, nel suo classico lavoro del 1599, riferisce di un “Phalacrocorax ex illyrio missus”, le cui fattezze, riportate in una immagine assai dettagliata, corrispondono esattamente a quelle di un Ibis eremita e non a quelle di un marangone o cormorano che dir si voglia (http://www. sbic.it).
Di recente alcuni affreschi, che potrebbero riferirsi all’Ibis eremita, sono stati trovati in due chiese, risalenti alla fine del XV secolo, situate in Slovenia, non lontano da Trieste. Una si trova nel villaggio di Hrastovllje (Perco & Tout, 2001), l’altra presso Skocian (San Canziano, il sito delle famose grotte). È stato peraltro appurato che la specie era conosciuta in Slovenia almeno fino all’inizio del XIX secolo. Era infatti inserita in una lista ufficiale elaborata da un naturalista dell’epoca, il Barone Žiga Zois (Janc?ar, 1999; Stumberger, 1999), noto anche come Sigmund Zois von Edelstein (Trieste, 23/11/1747 - Lubiana, 10/11/1819). Tale interessantissima testimonianza, messa in luce in una pubblicazione apparsa sulla rivista slovena Acrocephalus, può far pensare che la specie fosse ben conosciuta in tempi molto più recenti e probabilmente anche presente, tanto da meritare il nome sloveno di “Klavžar”.
Il progetto del “Waldrappteam” (da Waldrapp: nome tedesco che identifica la specie) nasce nel 2002 con lo scopo di testare l’eventuale possibilità di ricreare una popolazione migratrice di Ibis eremita in Europa, in particolare nelle aree dove la specie era presente in passato.
Nel 1997, a seguito di alcune sperimentazioni precedenti condotte tanto all’Alpenzoo di Innsbruck quanto in Israele, presso l’Istituto Konrad Lorenz di Burghausen.
L’idea, ripresa in tempi moderni per prima da Ellen Thaler, dell’Alpenzoo di Innsbruck, prende lo spunto da quanto lo stesso Gesner riporta nelle sue antiche cronache: pare infatti che in Svizzera nel XVI secolo fosse diffusa l’abitudine di allevare giovani “Waldrapp” e lasciarli liberi di volare, come animali da compagnia.
Tale metodo, ulteriormente affinato, prevede il prelievo di alcuni pulcini appena nati dalle colonie presenti in vari zoo europei partners del progetto. La specie infatti, sebbene sia molto rara in natura, è presente con ben più di mille soggetti in giardini zoologici e altre strutture a livello mondiale, dove si riproduce con notevole successo.
I pulcini vengono quindi allevati “a mano” dai nuovi genitori umani subendo il cosiddetto “imprinting” ovvero ponendo “l’impronta” su di loro. Questo fenomeno, come definito da Konrad Lorenz (1989), è “l’apprendimento in fase precoce e sensi- bile”, possibile solamente in un breve arco di tempo subito dopo la schiusa (in parte avviene già anche all’interno dell’uovo).
Nel settembre del 2003 il Waldrappteam mise in atto la prima migrazione guidata dall’uomo. Dalla Baviera un gruppo di giovani Ibis eremiti avrebbe dovuto seguire in volo i genitori adottivi che a bordo di due deltaplani a motore li avrebbero dovuti guidare fino all’area scelta per lo svernamento presso l’Oasi WWF della Laguna di Orbetello, in Toscana. Purtroppo questo primo tentativo non è andato a buon fine e si è concluso sulla costa adriatica. In seguito gli ibis sono stati portati comunque in Toscana, dove hanno trascorso l’inverno all’interno di una voliera. Poi, nel 2004, il gruppo è stato trasferito presso lo Zoo di Rosegg, in Carinzia, dove esiste tuttora una colonia allo stato di semi-libertà. Dal 2004, in totale, sono state effettuate ben sette migrazioni guidate dall’uomo. Inizialmente la rotta prevedeva il sorvolo della catena montuosa alpina.
Tutti i voli hanno come meta finale l’Oasi WWF della Laguna di Orbetello, scelta appunto come meta di svernamento.
Dal 2004, in totale, sono state effettuate ben sette migrazioni guidate dall’uomo. Inizialmente la rotta prevedeva il sorvolo della catena montuosa alpina.
collaboratrice del Waldrappteam.
Dal 2011 tutti gli Ibis eremiti del progetto Waldrappteam sono stati equipaggiati con trasmettitori GPS/GSM. In tal modo è possibile seguirne costantemente gli spostamenti, in particolare durante i periodi di migrazione primaverile e autunnale. Tali dispositivi funzionano attraverso la rete GSM ed inviano, tramite sms, ad intervalli regolari, la posizione dell’animale.
Gli spostamenti possono essere seguiti con l’App Animaltracker.
(articolo completo di Nicoletta Perco su Quaderni di birdwatching)